Laboratori, piccole officine, studi di design, botteghe, gallerie, negozi. Produzione isolata di oggetti sofisticati. EXTRA PRODUZIONE. Centinaia di ingegni nelle Piccole Fabbriche diffuse dentro al tessuto di Milano in modo capillare. Centinaia di valenze e di ideali. Le imprese degli autoproduttori. Macchine e manufatti. Micro-imprenditori. La mano. Artigianato digitale. Creatori bravissimi lasciati soli, dissociati, giovani e non giovani. Un patrimonio che agisce in solitudine. Ma è da questo humus che deve emergere la nuova e diversa stagione del design milanese. Il nostro design richiede un cambiamento di status, una occasione rigenerante. E la linfa per fare lievitare l’immagine di un prossimo STILE MILANO sta nella messa in rete di questi fenomeni non istituzionali. Energie che appena collegate daranno luogo a una sorpresa: una grande spinta culturale, economica ed artistica, una opera collettiva a patchwork. Tutto sta nel raggiungere la massa critica. Operazioni di contatto, mosse congiunte, esperimenti, rimandi, snodi, segnali, prove, web, promozione, collegamenti, spazi per vendita, microcredito, parole e scambi anche con strutture molto lontane. Sportello unico. Esistono tanti tesori e sapienze invisibili nascosti in 80 metri quadri. Tre o quattro persone ciascuno. E’ questa la galassia che provocherà lo strappo fisico, culturale, etico e mondano della merce. EXTRA PRODUZIONE. Il piacere e il senso di un diverso modo di usare e di guardare alle cose. Le EXTRA COSE per il radicale proposito di un ambiente umano. Il tradizionale e il nuovissimo. Utopia di una grande qualità la cui catena inizia dall’istinto fattuale dei singoli. Progettisti-cittadini-autoproduttori dalle grandi ambizioni. Mini eccellenze culturali.
AUTORI: fabbri – falegnami – cesellatori – tessitori – laccatori – decoratori – vasai- meccanici – stampatori- promotori – progettisti…
MATERIALI: metalli – legni – vernici – gomma – oro – stoffe – carta – pietra – terra – fibre- titanio – cose riciclate…
OGGETTI: arredi – casalinghi- vasi – ricami – scarpe – tappeti – soprammobili – lampade- giocattoli – usato…
LAVORAZIONI: utensili – controllo numerico – laser-rotazionale – tornio – trafila- meccatronica – plotter 3D – pantografo – soffiatura – intaglio – robot…
La presenza delle cose auto prodotte costituisce il microsistema più vicino alla nostra vita, infinitamente più vicino che quello dei prodotti industriali. Si tratta infatti di una presenza romantica, dove prevale il gradiente antropologico, perché assicurato dalla individualità dell’autore, dalla manualità e dal piccolo numero. Sempre le cose auto prodotte esprimono elementi di artisticità, perché è implicita nella presenza di queste cose l’intenzione di generare immagine. Queste attività sparse, disperse e disorganizzate nel territorio di Milano, richiedono di fare sistema: non solo per divenire visibili, fertili e utili alla società, ma per compiere quell’atto moltiplicatorio che le renda protagoniste di un nuovo fascino nel pensare al futuro del design di Milano. Considerata nel suo assieme, questa mappa di mille autori ed oggetti pulsanti, fatta di laboratori alla ricerca di organizzazioni comuni e di dialettica culturale e operativa, è un patrimonio inestimabile. Costituisce l’insieme spaziale, l’animazione performatica, la nebulosa produttiva di un mondo parallelo e non ortodosso. Contiene tutti i semi legati ai desideri di un cambiamento epocale dell’utopia urbana, di uno slittamento del punto canonico di osservazione.
Ora a Milano questi autori da soli sono frantumati e sono centrifugati. Invece se visti assieme formano una prospettiva ricca di fascino, un organismo pulsante. Lo scenario teorico, tecnico, innovativo, post-industriale e neo-artigianale formato dall’ipotesi di questa rete, presenta indubbie possibilità di trasformazione dei modi e dei metodi per ripensare agli oggetti e ai mercati in modo sostanziale.
Alessandro Mendini
Camillo Agnoletto
Laura Agnoletto
Cesare Castelli
Giugno 2011